IL MIO ROMANZO...

4 luglio 2012

CAPITOLO 2


CAPITOLO 2
  • Giada lasciò andare la tendina e si scostò dalla finestra del loro appartamento al primo piano. - I nostri cavalieri ci attendono.
Fanny finì di allacciarsi il cinturino dei sandali col tacco.
  • Sono uomini. Devo abituarsi ad aspettare.
Si diresse di fronte al grande specchio accanto alla porta e si controllò ancora una volta: l’abito bianco le fasciava il seno e i fianchi e si allargava in una gonna che le arrivava al ginocchio. Si tirò indietro una ciocca bionda che le era scappata dallo chignon.
  • Andiamo? – chiese rivolta all’amica.
  • Sei sicura che abbiano aspettato abbastanza? – la prese in giro lei. – Sai, non vorrei che poi si abituassero alla puntualità, non sarebbe una cosa da uomini...
Fanny la spinse verso la porta afferrando la borsetta dall’attaccapanni.
  • Andiamo, scema.
Appena fuori dalla loro abitazione era parcheggiata un'enorme auto nera fiammante.
  • Davvero, non ne avevo mai vista una da vicino! - stava dicendo Marco, l'accompagnatore di Giada, girando intorno all'automobile.
Roby stava per rispondergli qualcosa, ma le vide avvicinarsi e rivolse un gran sorriso ad entrambe. - Buonasera signore!
  • Scusate per l’attesa. – disse Giada. – Non è stata colpa mia. - si affrettò a precisare.
Fanny le lanciò un’occhiata assassina.
Roby aprì lo sportello del passeggero e fece cenno a Fanny di entrare. Lei gli sorrise un po' imbarazzata e si mise a sedere. Lo guardò fare il girò dell'auto per raggiungere il suo posto di guida, mentre Giada e Marco si sistemavano sul sedile posteriore.
Però, niente male!
Ok, Fanny. Socializza, si impose mentalmente.
  • Mi dispiace avervi fatto aspettare. – disse per rompere il ghiaccio.
  • Non preoccuparti, Sono passato a prendere Marco e siamo tornati appena qualche minuto fa.
  • Tornati?
Roby indicò l’edificio dall’altra parte della strada, anch’esso usato come affittacamere per studenti - Abito qui difronte.
Hum? Davvero? Da quando?
Il tragitto fino alla scuola fu breve.
Quando varcarono le porte della palestra della scuola, dove si teneva la festa, rimasero abbagliati: c’erano decine di luci iridescenti, le pareti erano ricoperte da rose bianche e nere e, dal centro del soffitto, pendeva una di quelle palle da discoteca, che  spargeva piccole stelle luminose su tutta la sala.
Gli studenti vagavano e ballavano in un mare di coriandoli bianchi e neri, chiacchierando, ridendo, seguendo la musica che si diffondeva dagli enormi altoparlanti piazzati strategicamente per la palestra.
Fanny trattenne a stento un sorriso compiaciuto. Aveva fatto proprio un ottimo lavoro.
  • Andiamo a prenderci da bere? – Roby, fece per prenderla sottobraccio, ma quando si toccarono, entrambi si ritirarono di scatto.
    Fu una strana sensazione. Nel punto esatto dove la mano di lui le aveva sfiorato il braccio, Fanny avvertì come una scossa elettrica e una sensazione di calore le salì lungo la spalla. Ebbe un capogiro.
Roby la sostenne. - Che succede? - chiese, facendo finta di nulla.
  • Niente. - si affrettò a rispondere. - Credo che prima di bere, mangerò qualcosa.
    Fanny alzò gli occhi. Lui la stava fissando.
    Che colore avevano i suoi occhi? Erano di una strana tonalità di blu. Anzi no, erano... viola?
    No, dovevano essere le luci.
    Su un lato della sala era allestito il buffet: un lungo tavolo ricoperto da una tovaglia nera su cui sfilavano decine di piatti da portata e bibite varie.
    Fanny afferrò un paio di tartine mentre Roby versava due bicchieri di ponche. Giada e Marco si erano già buttati in pista. Fanny fece finta di non vederla, mentre le faceva cenno di seguirla in mezzo alla cerchia di ragazzi che si muovevano a tempo di musica.
  • Piatto ricco, mi ci ficco!
Fanny non ebbe nemmeno bisogno di alzare la testa, per sapere chi aveva portato via dal suo piatto una delle sue tartine.
  • Leo.... eppure il buffet è tanto fornito!
    In tutta risposta, lui addentò la tartina. - Già, ma mi piaceva proprio questa qui!
    Inutile ribattere. Sapeva che ne avrebbe ricavato solo un'altra risposta stupida.
    - Ti presento Leonardo... - disse, quando Roby si avvicinò.
  • Il suo migliore amico! - intervenne lui. Non gli allungò la mano, non sarebbe stato da lui. Invece fece un mezzo inchino.
    Roby, lo guardò interdetto per un attimo. - Piacere di conoscerti.
  • Bene, bene, bene... io vado a consolare qualche fanciulla senza accompagnatore. Ci vediamo in giro!
Fanny sorrise. Che stupido che era.
Ma poi tornò alla realtà: Roby era di fronte a lei e le porgeva il bicchiere.
Quando Fanny lo prese, lui alzò il suo.
  • Brindiamo?
  • A cosa? - chiese lei
    Roby la guardò negli occhi e lei sentì che stava arrossendo. - All'inizio.
Fanny continuava a tenere il bicchiere tra le mani. - L'inizio... di cosa?
Lui le sorrise. - Tutto inizia adesso. - disse solo.
Fanny non capì, eppure non poté fare a meno di avvicinare il bicchiere a quello di lui; come guidata da qualcosa di più forte del suo volere, anche lei posò gli occhi su quelli di lui e, per un attimo, rimasero a guardarsi.
Quando i bicchieri si toccarono, il braccialetto al suo polso emise un leggero tintinnio.
La magia sembrò rompersi.
  • Cos'è quello?
  • Una cosa stupida. - si affrettò a rispondere lei. - Me lo hanno regalato i miei genitori da bambina. Si chiama “Richiamo degli Angeli”.
Roby guardò il gioiello. Non aveva mai visto niente del genere, né provato una sensazione così strana.
Il bracciale si avvolgeva attorno al suo polso per tre volte e terminava con un piccolo campanellino racchiuso in uno scrigno d'argento.
  • Si dice che il suono del campanello riesca a richiamare il tuo... - Fanny si sentì tremendamente stupida.
  • ...Angelo – fu lui a terminare la frase.
    Fanny rialzò gli occhi dal bracciale e lo guardò sorpresa. - Conosci la leggenda?
  • Ora sì.
D'un tratto la musica si interruppe. Sul piccolo palcoscenico allestito in fondo alla sala salirono un paio di ragazze. Una indossava un tubino nero, l'altra un lungo abito da sera bianco.
La ragazza vestita di bianco afferrò il microfono al centro del palco. - Buonasera, ragazzi e ragazze. Spero vi stiate divertendo?
Dalla sala si levò un grido di assenso.
    La ragazza continuò a parlare al microfono. - Per seguire la tradizione, stasera saranno eletti il re e la reginetta del Ballo!
    Quasi tutte le ragazze emisero dei gridolini di gioia
La ragazza vestita di nero porse alla collega una busta sigillata.
  • Quindi non perdiamo tempo. La reginetta del Ballo di questo anno accademico è... - la ragazza aprì la busta e fece una pausa ad effetto. Il suo viso non riuscì a mascherare un'espressione meravigliata mentre leggeva i nomi sulla busta. - Bene, la premiazione richiede una piccola precisazione.
Tutti gli studenti ora erano attentissimi.
Lei prese a leggere la busta. - Il Consiglio d'Istituto ha deciso di eleggere a re e reginetta una coppia che non era tra i candidati: vogliamo premiare la sua costanza negli studi, l'aiuto nell'organizzazione in ogni evento scolastico... - Fanny iniziò ad avere un brutto presentimento. - ...la celebrità portata a questa scuola, per tutti i premi conseguiti in questi anni e soprattutto l'orgoglio, di cui ci ha riempiti tutti. Siamo onorati di aver avuto una studentessa così degna di merito. - Fanny iniziò a sudare freddo. Non stava succedendo davvero. - E per questo che siamo lieti di annunciare che la reginetta e il re di quest'anno sono... Fanny Rimes e il suo accompagnatore Robert Davis!
Tutti nella sala cominciarono a battere le mani. Fanny si sentì mancare. Ogni sguardo era rivolto verso di loro.
La ragazza davanti al microfono applaudiva con ancora la busta tra mani, producendo un serie di strani schiocchi che rimbombarono per la palestra.
Il suo cuore seguiva il tempo.
Tum tum tum.
Perché le stavano facendo questo?
  • Fanny? Roby? Vi dispiacerebbe venire qui per l'incoronazione?
Roby le prese il gomito e iniziò a spingerla dolcemente verso il palco.
    Fanny non sapeva se essergli grata per l'aiuto, o se puntare i piedi e mettersi a urlare per l'assurda situazione in cui si era trovata.
    Optò per la prima e sussurrò un grazie al suo cavaliere, mentre il cuore riprendeva a pulsare normalmente e il viso riacquistava colore.
Sul palco vennero consegnate le corone, poi una musica partì dagli altoparlanti.
  • Coraggio... . La voce risuonò ancora una volta nel microfono. - ...questo ballo è vostro!
    Mentre nella sala si diffondevano le note di “the way you look tonight”, Roby le strinse le mani intorno alla vita.
    Mentre prendeva in seria considerazione l'idea di darsela a gambe, Fanny si guardò intorno: tutti erano scivolati tra le braccia dei proprio partner; riuscì anche a intravedere Giada, aggrappata a Marco, in un angolo dall'altra parte della palestra.
Lentamente cominciò a rilassarsi.
Era solo un ballo. Uno solo. E poi sarebbe tornata a casa.
Quando Roby la strinse più forte, avvertì di nuovo quella sensazione: una scossa elettrica le scese lungo la schiena, mentre un'ondata di calore le si diffondeva per tutto il corpo. Senza volerlo si ritrovò di nuovo a guardarlo negli occhi.
Ora ne era certa. I suoi occhi erano viola. Non aveva mai visto niente del genere. Non riusciva a distogliere lo sguardo. Lo vide sorridere, lo vide sussurrare qualcosa, anche se non riuscì a cogliere le parole. Anche la musica era svanita.
Poi lo vide avvicinarsi, come in una scena a rallentatore.
E poi di nuovo tutto svanì.
Il corpo tornò a una temperatura normale, le orecchie ripresero la loro funzione principale, il cervello si ridestò, come se durante quei secondi fosse stato in standby.
Si scostò bruscamente. Ora le mani di lui sulla sua schiena erano gelide e il suo sorriso era svanito.
  • Credo che tornerò a casa. - annunciò a fatica.
Lui non rispose.
  • Chiamo un taxi. - precisò.
Lui non si oppose mentre lei si staccava da lui e si allontanava dalla pista.
Roby la guardò farsi largo tra le coppie avvinghiate, poi li abbassò sulle sua mani. Sul viso un'espressione di sconcerto. - Non funziona. - mormorò.

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